Legge sui dati UE: rinviata al 2015
Nuova vittoria per i colossi americani della tecnologia che sono riusciti ad ottenere il rinvio per almeno un altro anno dell’introduzione di norme più severe sulla privacy. Gli sforzi UE per limitare la condivisione dei dati dei clienti e quelli dei sostenitori di norme più rigorose sulla protezione dei dati sono stati frenati dal primo ministro britannico David Cameron che ha persuaso gli altri Stati a rimandare l´introduzione di norme più severe sulla privacy di almeno un anno, probabilmente sotto la pressione esercitata dai Big di oltreoceano.
L’adozione tempestiva di un regolamento da loro auspicata è stata posticipata al 2015, nonostante molti Stati sperassero nel completamento della proposta prima delle elezioni europee del maggio 2014. Il rischio è che in questo periodo le lobbies americane riescano ad elaborare escamotage per sottrarsi alle stringenti norme sulla privacy e il trattamento dati.
Naturalmente il ritardo ha suscitato aspre critiche da parte dei sostenitori del regolamento. “Il ritardo è stato richiesto dagli Stati Uniti, perché credono che si possa ottenere tutto quello che vogliono fuori delle discussioni commerciali in corso. Quindi, si tratta di un´opportunità per mitigare le proposte direttamente e anche indirettamente” ha detto Joe McNamee, direttore della European Digital Rights, una organizzazione che promuove la privacy e i diritti civili.
Ulteriore speranza nutrita dalle grandi società statunitensi è quella di ridurre drasticamente le sanzioni in caso di violazione di eventuali nuove normative. Il mancato rispetto di tali norme potrebbe infatti costare molto caro a colossi del calibro di Google, Facebook e Amazon.
Se da una parte è vero che una proposta affrettata potrebbe danneggiare le imprese, il cui core business si incentra sui dati personali, dall’altra non si può negare che una normativa a tutela della privacy risulti più urgente che mai e non dovrebbe in alcun modo essere soggetta agli interessi di lobby che improntano il proprio business sulla mancata adozione di regole.
Lo stesso Antonello Soro, Presidente Garante privacy, ha manifestato la propria delusione per le conclusioni del Consiglio europeo sulla questione della protezione dei dati. Nella dichiarazione rilasciata dal Presidente, pubblicata anche sul sito del Garante, si legge infatti che “nel rispetto delle responsabilità e della complessità del processo decisionale del Consiglio europeo, è difficile tacere un sentimento di delusione per le conclusioni adottate in materia di protezione dei dati. Di fronte alla gravità dei recenti scandali e alla necessità di azioni concrete, si registra purtroppo una risposta che non è all´altezza delle aspettative e delle richieste di trasparenza dei cittadini europei”.