Privacy e App. Brevi considerazioni dell’Avv. Frediani alla luce delle previsioni dello studio Gartner
268 miliardi di download per un fatturato di oltre 77 miliardi di dollari, entro il 2017. Questi i dati riportati dal recente studio Gartner in materia di App, divenute il “canale ufficiale per portare contenuti e servizi ai consumatori”. Intrattenimento, automazione domestica, media e strumenti per il benessere sono la testimonianza di quanto le app siano presenti nella quotidianità di ognuno. Questa costante connessione si traduce in un enorme riversamento di dati personali, indispensabile per interagire con le stesse.
Nel proprio rapporto Gartner ha evidenziato come le APP siano divenute autentici strumenti di marketing, complice la possibilità di raccogliere i dati degli utenti e di profilarli. Con l’evoluzione degli engagement degli utenti, secondo lo studio, assisteremo anche ad una trasformazione delle applicazioni. “Nei prossimi tre-quattro anni, le app non saranno più semplicemente confinate a smartphone e tablet, ma invaderanno un´ampia gamma di dispositivi, dagli elettrodomestici alle automobili ai device indossabili“, Entro il 2017, Gartner prevede che i wearable devices saranno “responsabili della metà di tutte le interazioni con le app“.
Con wearable device si intende tutti quei dispositivi che possono essere indossati dall’utente (smart glasses, smart watch, etc). Tali congegni non solo utilizzeranno le app per scambiare dati ed interfacciarsi con l’utente, ma dipenderanno quasi totalmente da quest’ultime per lo stesso funzionamento, a partire dalla configurazione fino alla connettività.
Le implicazioni privacy connesse ad uno scenario di tal genere risultano facilmente intuibili. La gigantesca mole di informazioni personali raccolte consentono un monitoraggio digitale costante degli utenti, spesso inconsapevoli o ignari delle finalità del trattamento dei propri dati. Per poter decidere quali informazioni condividere e per quali scopi, è fondamentale che agli utenti siano preventivamente sottoposte informative chiare e comprensibili, costruite in maniera tale da poter scegliere caso per caso se autorizzare o meno l’accesso ad alcune specifiche informazioni.
“A tal proposito – ha ricordato l’Avv. Frediani – recentemente il Gruppo di lavoro a livello europeo sulla privacy, ha emesso la raccomandazione in materia APP. Nel documento emerge in modo netto la necessità di evidenziare le tipologie di dati trattati, le modalità e tutti questi aspetti relativi alla privacy ed al trattamento dati, propedeutici o successivi all’installazione e poi all’uso dell’APP”.
“Un altro aspetto di particolare rilievo – ha aggiunto l’Avv. Frediani – sono i termini di conservazione delle informazioni da parte del soggetto erogatore dell’applicazione, una volta terminati i rapporti. Questi aspetti spesso valutati in senso secondario rispetto all’utilizzo dell’applicazione, sono di particolare rilievo laddove l’APP consenta una interazione con informazioni di natura sensibile (si pensi a dati relativi alla salute, allo sport) piuttosto che in merito alla geolocalizzazione. Su questo aspetto i primi ad essere sensibilizzati dovranno essere proprio i finanziatori e sviluppatori delle APP che dovranno imparare a gestire anche la parte legale dello strumento prima di immetterlo sul mercato”.