“Non mi paghi? Ed io ti registro sul SIT!”. Nessun consenso richiesto.
Con delibera del 27 marzo 2014, l’Autorità Garante della protezione dei dati personali ha aperto una consultazione pubblica per raccogliere osservazioni da parte di tutti i soggetti interessati, in ordine alla costituzione di una banca dati di clienti morosi dei servizi di telecomunicazione, il c.d. SIT, un database consultabile da tutti gli operatori del settore per verificare l’affidabilità del cliente prima della stipulazione di ulteriori contratti.
Allo stato attuale, lo scenario che si prefigge è molto semplificato, le aziende del settore potranno effettuare i riscontri che riterranno opportuni senza il consenso dell’interessato, e quello che invece viene individuato come il principale limite all’azione degli operatori sembra una nuova modalità di gestione della fase c.d. patologica del rapporto contrattuale, la registrazione del cliente nel SIT.
Infatti, le società potranno, decorsi tre mesi dalla cessazione del contratto, diffidare all’adempimento il cliente, preannunciando l’imminente iscrizione al SIT, ove il pagamento non venga regolarizzato.
Insomma, un nuovo deterrente, una nuova sanzione “privata” a discapito della privacy dei cittadini, un bilanciamento di interessi in favore delle regole del mercato. Forse, l’unico vero limite: la morosità dovrà essere di importo pari o superiore a 100 euro.