Droni: Regolamento ENAC, primo passo verso una regolamentazione necessaria
E’ notizia ormai nota ai più che dal 30 aprile il Regolamento sui mezzi aeromobili a pilotaggio remoto è entrato in vigore. Il documento, messo a punto dall’ENAC già nel dicembre scorso, distingue i velivoli radiocomandati dedicati a scopi ricreativi e sportivi (denominati “aeromodelli”) e quelli per attività professionali e lavorative (gli APR, appunto).
Una prima limitazione riguarda la maggiore età imposta al pilota, da remoto: dovrà essere maggiorenne, dovrà poi frequentare un corso di addestramento (ottenendo una sorta di “patentino”) e il drone utilizzato per il sorvolo dovrà essere dotato di assicurazione. E’ inoltre importante ricordare che per le c.d. “operazioni specializzate critiche” ( tra le quali il sorvolo di “[…] assembramenti di persone, agglomerati urbani e infrastrutture”) dovrà essere presentata all’ENAC apposita richiesta di autorizzazione, per cui si avrà necessariamente notizia di tali tipologie di (potenziali) trattamenti di dati personali.
E’ un dato di fatto, nonché un fattore di crescita, che le aziende impegnate oggi in Italia nel settore degli APR siano nell’ordine di centinaia. Valori questi destinati a crescere nei prossimi anni, considerata la tendenza diffusa all’utilizzo di questi velivoli radiocomandati.
La diffusione di tali strumenti di controllo solleva non pochi interrogativi sul fronte della protezione dei dati personali dei soggetti ripresi. La questione potrebbe divenire oggetto di certificazioni a seguito dell’entrata in vigore del Regolamento, ma, vista la semplicità di utilizzo della tecnologia, in questo momento non vi sono certezze nonostante emerga sempre più la necessità dell’atto normativo a regolamentare un settore che rende indispensabile la definizione di precisi limiti e obblighi di informare.
Basti pensare a un esempio non così lontano da casi reali come quello di un privato cittadino (dunque interessato) che liberamente trascorre il tempo sul proprio terrazzo, svolgendo attività lecite, ma per le quali non crede di essere visto; con le riprese effettuate dal drone questa libertà viene potenzialmente ridotta, senza nemmeno che sia stato accordato il consenso informato dal soggetto, del tutto ignaro di essere oggetto di registrazioni.
Attualmente i droni vengono utilizzati per varie attività professionali in ambito civile, ad esempio nelle riprese tv e cinematografiche, nel controllo di grandi installazioni (reti elettriche, dighe, impianti industriali, ecc.), nel monitoraggio di terreni agricoli, di aree urbane o dell’ambiente. Numerosi anche gli impieghi per le attività istituzionali (come per le forze di polizia) e pure nel settore della ricerca scientifica e tecnologica. Visti i campi di applicazione e conseguentemente il numero di persone coinvolte, un esplicito intervento del legislatore è quanto meno un passo da intraprendere. Il prima possibile.