Lo “stato dell’arte” della sanità digitale

23/03/2015
di roberto

A Roma ne hanno parlato i più importanti  “interpreti” del settore

La tavola rotonda “Mobile Health, Telemedicina e Fascicolo Sanitario Elettronico: un triangolo virtuoso per la Sanità Digitale” organizzata a Roma lo scorso 19 marzo al Centro congressi Frentani con la partecipazione del settore pubblico e di quello industriale, oltre che delle Associazioni di categoria ha delineato l’attualità del progresso in corso e le linee di sviluppo della sanità digitale.

La partecipazione è stata di alto livello e ha coinvolto, tra gli altri, il Consiglio nazionale delle ricerche, i club per le tecnologie dell’informazione di Roma e di Milano, il Politecnico di Milano e il suo Osservatorio Innovazione digitale in Sanità, e ancora i maggiori stakeholder dell’industria “digitale”.

L’incontro, ben organizzato, ha permesso agli astanti di farsi un’idea del progresso tecnologico nel settore sanitario e della risposta del cittadino alle strategie del Governo e ai suoi obiettivi di sviluppo.

Lo sguardo al mercato di riferimento ha consentito, altresì, di conoscere le potenzialità degli strumenti di uso corrente (come gli smartphone) nella gestione dei bisogni dell’utenza e nella erogazione dei servizi di interesse.

Partendo dalla strategia per la crescita digitale di cui al piano 2014 – 2020 varato dal Governo il 3 marzo 2015, gli oratori ne hanno evidenziato i punti di forza e, al contempo, la visione piuttosto ottimistica.

medical_19646665_xxlIl piano strategico mette in luce prima di tutto i problemi della diffusione sul territorio del Fascicolo Sanitario Elettronico /FSE), ancora molto frammentata. Secondo il Rapporto sull’innovazione nell’Italia delle Regioni pubblicato dal CISIS nel 2012, il “FSE, anche se realizzato e a disposizione dei cittadini in quattro regioni (tra cui il Lazio di cui Massimo Arcà ha portato nell’evento la relativa esperienza), il numero dei fascicoli realmente attivi e funzionanti è ancora molto basso; inoltre le funzionalità integrate nei diversi fascicoli e la tipologia di documenti gestiti in digitale che confluiscono nei repository sono ancora molto disomogenee tra di loro”.

A ciò si aggiunge il non facile percorso verso la definitiva adozione della ricetta elettronica in luogo di quella cartacea, la capillare diffusione del servizio di prenotazione online delle visite specialistiche e di quello di pagamento del ticket via web.

Le aspettative della strategia rimandano al novembre 2015 l’obiettivo per cui tutte le aziende sanitarie dovranno consentire il pagamento online delle prestazioni erogate e rendere disponibili i referti anche in formato digitale.

La forza dello sviluppo proviene anche dal grado di alfabetizzazione dei cittadini (diversa in base all’età e alle condizioni di accesso al “digitale”) e dalle competenze territoriali che, nel caso della sanità, poggiano sulle regioni, a cui si riconosce un maggior numero di leve decisionali per agire.

La sanità digitale punta, secondo gli interlocutori, sulla necessaria integrazione di soluzioni, sistemi informativi e delle relative piattaforme e sulla conseguente triangolazione tra fascicolo sanitario elettronico, mobile health e telemedicina. I tre protagonisti dovranno giungere ad un dialogo costante e caratterizzato dalle specifiche peculiarità che permetteranno di garantire la continuità assistenziale.

Gli operatori del mercato propongono, al riguardo, soluzioni che, se opportunamente sviluppate, potranno, per esempio diffondere in modo capillare la telemedicina, il telemonitoraggio e il teleconsulto, attraverso strumenti elettromedicali innovativi, sensori, videocomunicazione ed altri apparati. Essi, se messi in comunicazione, dovrebbero permettere il controllo, anche a distanza del paziente e il colloquio con gli operatori sanitari.

I progetti in corso sono in costante evoluzione che però, secondo gli autorevoli interlocutori intervenuti alla tavola rotonda,  non potrà diventare definitiva nei tempi stabiliti dal piano strategico del Governo. Essi sono fissati per il FSE al 30 giugno 2015. La visione molto ottimistica mal si concilia con lo stato dell’arte che, ad oggi e a pochi mesi dalla presunta deadline, manca ancora di alcuni punti fermi, quali per esempio l’adozione del DPCM. attuativo che stabilisca i criteri per l’istituzione del FSE a cui le singole regioni dovranno attenersi.

Ad oggi è stato presentato il piano di progetto del FSE, redatto sulla base delle linee guida emanate dall’Agenzia per l’Italia digitale (AGID) e approvato il 30 agosto 2014 da apposito gruppo di lavoro istituito da AGID e dal Ministero della Salute. Il livello di sviluppo è ancora sperimentale, almeno secondo le esperienze riportate dai relatori della Tavola rotonda.

Essi, infatti, e soprattutto il Dottor Massimo Casciello del Ministero della Salute, ravvisano la necessità di sfruttare le best practices della sanità italiana applicata al digitale. Ovvero di ciò che ha dato prova di buona efficacia dal punto di vista clinico ma anche economico. Dovrà farsi, secondo Casciello, una mappatura delle iniziative in corso, sperimentate o sperimentabili, e comunque concrete.

La sperimentazione o meglio lo sviluppo dei progetti in corso dovrà avvantaggiarsi di una normativa conferente e uniforme e altresì cautelante, soprattutto laddove si tratterà di definire l’uso di tutele destinate a garantire la riservatezza del paziente e dell’utente.

L’esperienza portata dall’industria del digitale rileva la possibilità di sfruttare per esempio i risultati raggiunti nel wellness ove negli ultimi tempi il mercato tecnologico ha impiegato le sue risorse potenziando l’uso di apparati, sensoriali e finanche di localizzazione, interconnessi (mediante i device più comuni) e prevedendo e sperimentando i percorsi di integrazione con le necessarie applicazioni in ambiente sanitario.

Noi non smetteremo mai di sperare, c’è sempre tempo per diventare ottimisti come il nostro Governo.

 

 

 

 

 

 

 

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