L’Europa punta anche sull’Iva per stimolare l’e-commerce

20/12/2016
di Lorenzo Colzi

Le attuali regole in materia di imposta sul valore aggiunto contenute nelle direttive dell’Unione Europea sono state recepite dagli stati membri prima dell’avvento del boom delle vendite online e specialmente di quelle transnazionali, operate dai colossi del settore del calibro di Amazon, eBay e assimilati, ma anche da una pletora di piccole imprese che hanno trovato nell’e-commerce nuove occasioni per sviluppare il proprio business o crearne di nuovi.

La proposta di ammodernamento delle regole Iva in UE

internet-1026472_1280Con l’intento di ancorare le norme in materia di imposta sul valore aggiunto alla realtà dei nuovi e sempre più diffusi fenomeni di commercio elettronico, ma anche per incoraggiarne lo sviluppo in ottica di Digital Single Market, la Commissione Europea ha emanato nella giornata del primo dicembre 2016 una proposta di direttiva del Consiglio affinché vengano modificate la direttiva 2006/112/CE e la direttiva 2009/132/C3 al fine di attuare una modernizzazione dell’imposta sul valore aggiunto per il commercio elettronico transfrontaliero business to consumer.

La proposta si fonda sull’articolo 113 del Trattato su funzionamento dell’Unione Europea(TFUE), il quale dispone che il Consiglio, deliberando all’unanimità secondo la procedura legislativa speciale e previa consultazione del Parlamento Europeo e del Comitato Economico e Sociale, adotti le disposizioni che riguardano l’armonizzazione delle legislazioni nel settore della fiscalità indiretta.

Si cerca, dunque, di ottenere un chiaro miglioramento, rispetto a quello che può essere conseguito a livello degli Stati Membri, nell’ambito della regolazione dell’e-commerce transfrontaliero, in quanto la semplificazione principale è costituita dall’applicabilità del sistema MOSS [(si tratta di un regime speciale ai fini Iva, introdotto dal Titolo XII, Capo VI, sezioni 2 e 3 della Direttiva 2006/112/CE, come modificata dalla Direttiva 2008/8/CE, secondo cui, dal 1°gennaio 2015, le prestazioni di servizi di telecomunicazione, teleradiodiffusione e servizi forniti per via elettronica effettuati nei confronti di soggetti non passivi Iva (operazioni B2C) all’interno dell’Unione Europea, sono assoggettate ad Iva nel Paese del committente (domicilio o residenza)]  in tutti gli Stati Membri e della sue messa a disposizione delle imprese per la contabilizzazione in modo semplice ed efficace dell’imposta dovuta in tutti gli stati membri.

La spinta all’e-commerce transfrontaliero

Tra i motivi della proposta, in linea con l’impegno europeo a garantire la libera circolazione delle merci e dei servizi nel territorio dell’unione ed a garantire, altresì, che persone e imprese non incontrino ostacoli nell’esercizio di attività commerciali, quello fondamentale è senz’altro il superamento degli ostacoli al commercio elettronico transfrontaliero derivanti dagli onerosi obblighi in materia IVA.

Il bisogno di snellire gli adempimenti Iva è reso evidente, come si legge in apertura della proposta,  da una  molteplicità di ragioni. In primis, la complessità e gli elevati costi che le imprese e-commerce dovevano sostenere per far fronte agli obblighi imposti dalla direttiva. In secundis, gli Stati membri perdono considerevoli entrate fiscali a causa della complessità del sistema esistente e dell’esenzione, attualmente in vigore, per l’importazione di piccole spedizioni. Si stima che le perdite dovute al mancato incasso dell’IVA e al mancato rispetto degli obblighi in materia di commercio elettronico transfrontaliero siano attualmente pari a 5 miliardi di euro all’anno.

Le imprese che vendono beni online devono, ad oggi, registrarsi come soggetti IVA in tutti gli stati membri nei quali operano, sostenendo un costo medio intorno agli ottomila (8.000,00) Euro per paese oltre, ovviamente, alla non poco rilevante circostanza di doversi districare tra i diversi adempimenti burocratici di ogni paese.

L’introduzione del c.d. “Sportello unico”, il portale a livello UE per pagamenti IVA, consentirà un risparmio significativo per le spese relative agli adempimenti IVA previsti nelle ormai obsolete direttive.

Al fine di garantire una distribuzione più equa tra i Member States degli introiti derivanti dall’imposta sul valore aggiunto, la Commissione ha altresì proposto che l’Iva venga quindi versata nello stato membro del consumatore finale.

Novità per start-up e microimprese

danbo-1865514_1280Oltre alla previsione di adempimenti Iva unificati per imprese che vendono beni online, la proposta mira anche ad alcune semplificazioni per la vita di start-up e microimprese. Verrà introdotta una soglia annuale di 10.000 € rimanendo al di sotto della quale le imprese di settore potranno applicare le medesime normative, in materia di imposta sul valore aggiunto, valevoli nel paese di origine.

Viene introdotta altresì un’ulteriore soglia pari a 100.000 € che comporterà un’ulteriore semplificazione procedurale per le PMI in caso di operazioni cross-border. Nella proposta è previsto che tali soglie diverranno applicabili a partire dal 2018 per quanto riguarda i servizi elettronici e dal 2021 per quanto riguarda i beni.

Lotta alle frodi

Previste anche misure antifrode in materia Iva extra UE. Allo stato dell’arte i piccoli pacchi importati in UE di valore inferiore a 22 euro sono esentati dall’IVA. Nella proposta tali esenzioni sono state rimosse in quanto consentivano, soprattutto per beni di piccola dimensione quali smartphone e tablet, di beneficiare in maniera fraudolenta della stessa attraverso la sottovalutazione di detti beni nella documentazione di accompagnamento.

La proposta dovrebbe aumentare le entrate Iva degli Stati membri di 7 miliardi di euro all’anno entro il 2021. Si prevede che l’intera manovra se approvata dal Consiglio ridurrà gli oneri amministrativi a carico delle imprese di 2,3 miliardi di euro all’anno. Nel testo si tiene debitamente conto di tale valutazione ed in particolare si intendono colmare lacune e ostacoli cui oggi devono far fronte PMI e microimprese.

Non resta che attendere l’esame del Parlamento Europeo e l’adozione delle nuove regole da parte del Consiglio. Già la “Strategia per il mercato unico Digitale in Europa” del 2015 e la comunicazione datata aprile 2016 “Verso uno spazio unico Europeo dell’Iva” avevano posto, come punto di approdo verso cui tendere, il superamento degli svariati ostacoli posti dall’obsolescenza delle direttive in materia al commercio elettronico transnazionale.

La recente iniziativa della Commissione segna un ulteriore passo in avanti per la creazione ed il rafforzamento del mercato unico digitale in linea con l’intento di vertici UE di sviluppo e semplificazione del business per start-up e PMI ma anche, in un’ottica sociale, dello sviluppo della collaborazione tra gli stati membri. Vedremo se Consiglio e Parlamento recepiranno le istanze della Commissione, da sempre guardiana e promotrice dei valori fondanti dell’Unione contenuti nei Trattati istitutivi.

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